Amyclae era una mitica citta', che secondo la tradizione era situata nella zona dei monti Aurunci e della piana di Fondi fondata da coloni greci, i Laconi.
Essi si fusero poi con gli abitanti locali, e il loro giovane re Camerte avrebbe combattuto contro Enea come alleato di Turno, venendo ucciso proprio dal capo troiano. Nel decimo libro dell'Eneide Virgilio presenta Camerte come giovane e biondo figlio del rutulo Volcente, nonché potentissimo signore della città di Amyclae: Camerte è infatti, tra i vari sovrani italici menzionati nel poema, quello col regno dalla maggior estensione territoriale, il che giustificherebbe le dimensioni della città.
«Cras amet qui numquam amavit - quique amavit cras amet»
«Domani ama chi mai ha amato, e anche chi ha già amato, domani ama»
Virgilio riferisce che gli amyclani furono alleati di Roma nelle guerre puniche contribuendo solo con denaro e non con armati, e che C. Gaio Lucilio, (II secolo a.c.) poeta latino nativo di Suessa, l'odierna Sessa Aurunca, nelle Satire parla invece di Amyclae come di una città scomparsa nel II secolo a.c.
La leggenda narra che la città sarebbe stata abbandonata per un'invasione di serpenti, ovvero perché i suoi abitanti, legati ad una setta pitagorica votata al silenzio, si sarebbero rifiutati di dare l'allarme all'arrivo dei nemici e sarebbero quindi stati sterminati in un attacco. La città era scomparsa dal II secolo a.C.