Fra' Diavolo, al secolo Michelangelo Arcangelo Pezza (Itri, 7 aprile 1771 – Napoli, 11 novembre 1806),figura ambigua, è da alcuni considerato solo un noto brigante, da altri un eroe popolare come combattente legittimista borbonico.
Piccolo di statura,magro, bruno, con baffi, astuto ed agile era nato a Itri, il 7 aprile 1771 da Francesco Pezza e Arcangela Matrullo, di famiglia religiosae quando il piccolo dimostrò di avere una salute cagionevole, la madre gli confezionò un piccolo saio come era tradizione quando si facevano voti per chiedere la protezione Divina o dei Santi: una tradizione che ad Itri è sopravvissuta fino ai primi anni cinquanta.
Una volta cresciuto, il padre manda il giovane Michele a lavorare come apprendista da mastro Eleuterio, il sellaio del paese. Quest'ultimo, durante un'accesa discussione, un giorno mette le mani addosso al ragazzo, il quale per tutta risposta uccide il mastro sellaio con un grosso ago usato per imbastire le selle. Minacciato dal fratello dell'uomo ucciso, per evitare ritorsioni Michele uccide anche lui, per poi rifugiarsi sui monti di Itri.
Gli venne in aiuto una risoluzione reale, la scelta di tramutare in servizio militare (13 anni) l'eventuale pena per i reati commessi, grazie all'intervento dei familiari.
Il 28 gennaio 1798, il Direttore della polizia ricevette la comunicazione che assegnava l’ex-latitante nato a Itri al Corpo dei Fucilieri di Montagna.In realtà, andò poi a finire nel Reggimento della Fanteria reale che prese parte al fallimentare tentativo di liberare Roma dai francesi. Durante questa operazione si vuole che gli uomini al comando di Frà Diavolo compirono saccheggi e razzie nel paesi dei Castelli romani.
Fra Diavolo organizza un manipolo di uomini e si installa nei pressi di Itri. La sua "zona d'azione" è la via Appia Antica, più precisamente le zone che attraversano le montagne comprese fra la pianura di Fondi e la strada verso Formia (Monti Ausoni e Monti Aurunci). Questa porzione di territorio è sovrastata da un fortino borbonico costruito nel XVI secolo sui resti di antichi templi dedicati ad Apollo e Mercurio. Sarà proprio questo fortino a diventare la roccaforte di Fra' Diavolo, il luogo da cui far partire le scorrerie contro i soldati francesi (e contro le carrozze di passaggio).
E’ in questa fase che Michele Pezza dimostrò le sue doti militari,di anticipatore delle tecniche della guerriglia, bloccando per alcuni giorni l’avanzata dell’esercito franco-polacco
Nel periodo della breve Repubblica Napoletana, il Re era in esilio a Palermo. Non mancavano in "Terra di lavoro" sacche di resistenza contro i soldati di Napoleone. E chi, se non Fra' Diavolo, poteva essere a capo degli "insorgenti"?. Rispose prontamente al proclama del Card. Fabrizio Ruffo che tra l'altro, concedeva amnistia per reati commessi in precedenza. Gli uomini a sua disposizione in poco tempo raggiunsero le 6000 unità, organizzate con medici e cappellani militari.
Napoleone Bonaparte infastidito per non aver rispettato un trattato di neutralità, decise di inviare le sue truppe nel regno di Napoli, per mettere fine al governo borbonico di Ferdinando IV. Le truppe francesi non impiegarono molto a discendere la penisola e ad occupare Napoli e le varie piazzeforti del regno. Il re intanto, per rinforzare i ranghi del suo esercito, emanò un proclama per il reclutamento di volontari. Come per la chiamata del '99, il Colonnello Pezza rispose con prontezza, arruolando come poteva uomini di tutte le risme e fu nominato capo dei Corpi Volanti di Terra di Lavoro.
La caduta della fortezza di Gaeta, le vittorie francesi in Campania e Calabria finirono per isolare Fra' Diavolo che restò con pochissimi uomini. Nonostante ciò, riuscì ancora ad arrivare nell'agro-nocerino, muovendosi tra Positano e Salerno fino ad Eboli
Un tentativo di imbarcarsi da Torre Annunziata per la Sicilia fallì e riuscì, successivamente, a nascondersi nella quasi inaccessibile gola di Furore, sulla costiera amalfitana, ospite di una sua amica, dove rimase diverse settimane prima di cercare di riconquistare le montagne e tentare, nuovamente, di imbarcarsi per Palermo. Rimasto solo, con il fido amico Vito, venne catturato.In un primo momento fu richiuso nel castello di Arechi a Salerno e poi condotto a Napoli,con una spettacolare operazione, tra l'incredulità del popolino. Si vuole che i francesi tentassero di farlo passare dalla loro parte come colonnello della Gendarmeria, ma che Michele Pezza rifiutò di “tradire” il Suo Re. Ebbe un processo che si può definire, per l'epoca, regolare e furono respinti tutti i tentativi di clemenza chiesti dagli inglesi. Fu impiccato, come abbiamo detto, l' 11 novembre del 1806 sulla Piazza del Mercato di Napoli, “palcoscenico” di tante storiche esecuzioni.